L’asta per la cessione dell’82,4% delle azioni di Serravalle S.p.A. si è chiusa mercoledì 10 luglio alle ore 12, un bando aperto nel mese di gennaio dalla Provincia di Milano, il secondo tentativo dopo quello andato a vuoto alla fine di dicembre. Risultato? Un fallimento dietro l’altro, un’asta andata deserta per la seconda volta consecutiva. I principali investitori, tra cui il Fondo Italiano per le Infrastrutture SGR S.p.A (società italiana di gestione del risparmio, titolare del Fondo F2i destinato a effettuare investimenti nel settore delle infrastrutture), avrebbero potuto trovare interessante la cessione, però ad un prezzo ribassato in questo secondo turno. Ma la Provincia, probabilmente per timore di svendersi, ha riproposto il medesimo prezzo con l’unica differenza di prolungare il periodo di offerta di altri sei mesi.
Serravalle ricordiamolo è controllata in piccole percentuali da enti locali lombardi, dal Comune di Milano che ne detiene il 18,6% e dalla Provincia di Milano che tramite la holding Asam partecipa con il 52,9%. A sua volta Asam è controllato all’80% dalla Provincia di Milano, mentre il restante 19% è in mano a Monza e Brianza e l’1% ad altre istituzioni locali.
A palazzo Isimbardi quindi non è pervenuta alcuna busta, nessuna offerta, e verrebbe da domandarsi ma perché nessuno la vuole? Si potrebbe pensare che il prezzo sia un tantino elevato. Invero, oltre alla base d’asta di 660 milioni, 4,45 euro per azione, bisognava tenere in conto anche degli aumenti di capitale di cui Serravalle necessita per finanziare i progetti (in corso d’opera e non) delle società di cui è azionista. Un piccolo dettaglio che farebbe lievitare il costo complessivo della transazione fino a 1,2 miliardi di euro, tra l’altro in tempi piuttosto brevi. Un particole: se qualcuno si stesse domandando quali sono le società partecipate da Serravalle che rappresentano tale gatta da pelare per i possibili acquirenti, rispondiamo subito: Pedemontana e Tem (Tangenziale esterna milano).
Infatti, sebbene nei mesi precedenti pareva esserci stato qualche interesse (nella rosa dei plausibili compratori i nomi dei gruppi Gavio, Gamberale, Toto e Benetton), al momento cruciale è arrivata solo una nuova delusione, tale e quale alla prima. Insomma niente da fare, nemmeno con il fondo strategico italiano in vista, per il momento la società resta invenduta. Un po’ come in quelle boutique dove i clienti entrano a guardare, parlottano, si consultano e una volta guardato il cartellino del prezzo, si defilano guadagnando l’uscita con la certezza che tanto presto arriveranno i saldi.
Le ipotesi che dovranno essere studiate ora in Consiglio Provinciale riguardano la perizia per stabilire il valore della società Serravalle e quindi formulare una nuova base d’asta, o modificare le caratteristiche della gara stessa, mettendo in previsione la possibilità di ribassi, sulle orme di quella per la cessione di Sea, vinta da F2I nel 2012. In merito, il Presidente del Consiglio Provinciale Bruno Dapei ha affermato che “il Consiglio Provinciale di Milano, pur di fronte alla brutta notizia di una seconda asta deserta, non autorizzerà mai la svendita della società”, sebbene vendere Serravalle resti comunque una priorità.
L’attuale fermezza da parte del Consiglio riguardo il prezzo di vendita è dovuta principalmente al fatto che l’amministrazione precedente, guidata da Filippo Penati, aveva pagato al gruppo Gavio il doppio del prezzo attuale, vale a dire 8,83 euro ad azione, per acquisire la società autostradale.
Lo stesso Gruppo Gavio che oggi parrebbe interessato a riprenderne il possesso.
Il nodo della questione è che la cessione di Serravalle non è importante solo dal punto di vista finanziario, in realtà da questa operazione dipendono tutte quelle attività accennate in precedenza e che influiscono in maniera immediata e diretta sui cittadini lombardi. Parliamo proprio di Pedemontana e Tem, per le quali non sarebbe più garantito il finanziamento dei cantieri in mancanza di una soluzione di vendita entro la fine del 2013.
Esaminiamo: Essendo Serravalle la principale azionista di Pedemontana, possedendone il 76,42%, la vendita delle sue azioni avrebbe avuto lo scopo di portare un po’ di liquidità per permettere il proseguimento dei lavori. Ed ora il progetto di Pedemontana, dal punto di vista dei finanziamenti appare, se possibile, ancora più traballante. L’autostrada che collegherà Bergamo a Malpensa necessita per l’appunto di 5 miliardi con un’equity da 536 milioni, di cui solo 300 milioni sono stati versati, 200 milioni circa di prestito ponte e i 200 milioni del finanziamento da parte di Cal (Concessioni autostradali lombarde S.p.a). In più, per completare il primo lotto della tratta, con lavori per 629 milioni di euro, è stato consentito il passaggio del finanziamento pubblico dal 30% all’80%. Bisogna poi considerare anche il valore relativo alla realizzazione del secondo lotto, quello della tratta principale dell’opera, ossia 1,7 miliardi di euro, affidata al consorzio degli austriaci Strabag.
In questo attuale stato di immobilità, per quanto riguarda Pedemontana, è dato per scontato che, sebbene sia stata come Tem inserita nell’elenco delle infrastrutture strategiche per l’Expo 2015, non potrebbe mai essere pronta per intero per quella data. Per questo si delinea sempre più la spaventosa idea di creare solo il collegamento tra il primo tratto e la Superstrada Milano-Meda, riversando su di essa, una strada a due corsie, tutto il traffico di un’autostrada. Ipotesi agghiacciante dal punto di vista di un pendolare.
Per realizzare la Tangenziale Est Esterna Milano (opera di 32 km di lunghezza), che è partita da poco e che sarà fondamentale per garantire uno sbocco alla Brebemi (Brescia Bergamo Milano) ormai in dirittura d’arrivo, servono circa 2 miliardi. Al momento sono stati versati 220 milioni di capitale con un prestito ponte di 120 milioni e a questo punto sarà da decidere se completarla o limitarsi all’arco Tem per collegare la Brebemi.
Il rischio della Provincia è quello di poter perdere totalmente il controllo della Società se non dovesse risultare in grado di sottoscrivere l’aumento di capitale, per questo Guido Podestà, presidente della Provincia, ha messo in programma anche un incontro con il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, per affrontare la questione in maniera congiunta. A riguardo il pensiero di Podestà è: “Spero che individueremo una soluzione entro il mese, non vogliamo svendere ma sarà il mercato a decidere il prezzo. Ci stiamo confrontando con gli altri soci per capire quale sarà la strada da seguire”. Che stiano per cominciare i saldi?