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Patto dei Sindaci. Il ruolo fondamentale dei governi locali come "educatori" della sostenibilità

L’Italia è il Paese con il maggior numero di Comuni aderenti al Patto dei Sindaci, lanciato nel 2008 dalla Commissione Europea. A distanza di 5 anni la JRC pubblica un primo bilancio sull’andamento del progetto.

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Nel 2008, dopo l’adozione del pacchetto europeo su clima ed energia, la Commissione Europea ha lanciato il Patto dei Sindaci (CoM – Covenant of Mayors) con l’obiettivo di approvare e sostenere gli enti locali nell'attuazione delle politiche energetiche sostenibili. Infatti, i governi locali svolgono un ruolo fondamentale nella mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, tanto più se si considera che l’80% del consumo di energia e di anidride carbonica (CO2) è associato ad attività urbane.
Il Patto dei Sindaci, considerato dalle istituzioni europee come un eccezionale modello di governance multilivello, è la corrente principale del movimento europeo che coinvolge le autorità locali e regionali volontarie ad impegnarsi per ridurre di oltre il 20% di Co2 entro il 2020. A fronte di ciò, i Comuni firmatari dovranno aumentare la propria efficienza energetica adottando fonti energetiche rinnovabili sul proprio territorio.

I Sindaci che hanno preso l’impegno, tra cui il Primo Cittadino di Bovisio Masciago Emanuele Galimberti, oltre all’impegno di riduzione del 20% di anidride carbonica entro il 2020 (Fase 1), prepareranno e presenteranno un adeguato Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES - Fase 2), cioè un documento chiave in cui i firmatari del patto delineano in che modo intendono raggiungere l’obiettivo minimo di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2020. Il documento, inoltre, definisce le attività e gli obiettivi, valuta i tempi e le responsabilità assegnate. I firmatari del Patto sono liberi di scegliere il formato del proprio PAES, a condizione che questo sia in linea con i principi enunciati nelle Linee Guida. Ovvio che un piano d’azione simile richiede del tempo, diversi anni e mezzi finanziari, ma non solo: è necessario coinvolgere in questo processo di “trasformazione” tutti i cittadini locali con esposizioni, tour guidati e campagne dedicate, le cosiddette “Giornate locali per l’energia”, eventi fondamentali per trasmettere alla cittadinanza un maggior “spirito ecologico”, in quanto il contributo di ciascuna persona è fondamentale nella riuscita della sfida europea. Non sono soltanto le industrie ad inquinare, ma anche l’irresponsabilità cittadina che possiamo riscontrare tutti i giorni quando andiamo al lavoro o a fare la spesa: quanti cittadini usano l’auto per fare 500 metri? Quanti di questi spegne il motore davanti al passaggio al livello? Quanti usano il climatizzatore solo se strettamente necessario?
Ciò che l’Amministrazione locale dovrebbe trasmettere con le proprie politiche, deve essere finalizzato anche alla sensibilizzazione cittadina del problema reale e percettibile dell' inquinamento. 
Per fare un esempio di Piano d’Azione condiviso con la cittadinanza, nella città di Sabadell, in Spagna, il Comune ha sensibilizzato i cittadini fornendo contatori intelligenti a 100 famiglie. Tali contatori consentono una lettura immediata del consumo energetico in euro, kWh e tonnellate di CO2 attraverso uno strumento senza fili. Inoltre, sono stati organizzati workshop per informare e istruire le famiglie sul risparmio energetico. Si sono quindi raccolti i dati relativi al consumo di energia e alle emissioni di CO2 e si è calcolata la riduzione ottenuta (stimata intorno al 10%). Infine, i risultati sono stati comunicati alle famiglie.
In Portogallo, il Comune di Almada ha organizzato un forum locale per l’energia, invitando tutte le società e organizzazioni interessate a raccogliere idee e proposte su progetti che potrebbero contribuire al Piano di Azione della città.
Dal campo nostro, la Regione Lombardia - non strettamente legato al Patto dei Sindaci - ha approvato la mozione che “dovrebbe” bloccare l’aumento delle attività degli inceneritori locali, come già descritto nel nostro precedente articolo, ma non basta a trasmettere responsabilità ecologiche a tutti i cittadini della Lombardia. Va bene fermare le vecchie politiche industriali basate sul “procacciamento di rifiuti”, ma se la popolazione vigente non è abbastanza consapevole dell’impatto ambientale che ciascun singolo ha sulla sua città, difficilmente si otterranno dei buoni risultati. Ed è qui che i governi locali possono stimolare i cittadini a prendere quella giusta consapevolezza che non è dettata dal partito o movimento di turno, ma da un’urgenza collettiva, globale, che ha come unico fine quello di ridurre i gas serra e costruire un futuro basato su risorse energetiche sostenibili. Ci vorrà del tempo, in barba agli imprenditori e agli speculatori che amano affermare che senza cemento "solo cavalli e Medioevo".

Tornando alle fasi previste dal Patto dei Sindaci, un altro elemento chiave previsto dal PAES è il monitoraggio dell’avanzamento del Piano (Fase 3), ossia una valutazione periodica seguita da un adeguato adattamento del piano per permettere di intraprendere un miglioramento continuativo del processo e le autorità locali sono invitate a compilare gli inventari delle emissioni di CO2 su base annuale o quadriennale (Inventario di Monitoraggio delle Emissioni, IME).  A tal proposito i governi locali possono pubblicare periodicamente due tipologie di relazioni: Una relazione di intervento ed una di attuazione.
La prima, senza IME, contiene informazioni qualitative sull’attuazione del PAES e comprende un’analisi della situazione e delle misure qualitative, correttive e preventive. La relazione di attuazione, con IME, contiene informazioni quantificate sulle misure messe in atto, i loro effetti sul consumo energetico e sulle emissioni di CO2 e un’analisi del processi di attuazione del PAES, includendo misure correttive e preventive ove richiesto.

L’ultimo bilancio del Patto dei Sindaci.
Dopo 5 anni di attività, il Joint Research Centre, il servizio scientifico interno della Commissione europea, ha pubblicato un primo bilancio generale sulle adesioni e sui progetti presentati. I dati mostrano che le città italiane hanno il primato europeo di partecipazione al Patto dei Sindaci. Sulla carta si contano 2.582 Comuni firmatari con circa 30 milioni di abitanti coinvolti. 
A marzo 2013, i Comuni aderenti al Patto sono 5.049, che corrispondono a un totale di 160.490.000 abitanti europei che potranno beneficiare di misure eco-sostenibili, a partire dai trasporti ecologici, incentivi all’uso della green-energy ed edifici  più efficienti in termini di sostenibilità ambientale.
All’Italia segue la Spagna con 1323 adesioni e 25 milioni di abitanti, seguita con enorme distacco dalla Francia, con 151 Comuni.
Dal bilancio pubblicato apprendiamo, inoltre, che il 27% della popolazione coinvolta nel Patto dei Sindaci vive nelle città con più di 1 milione di abitanti, il 32% in città comprese tra i 100.000 e i 500.000 abitanti, il 15% tra 500.000 e 1 milione di abitanti, il 9% in cittadine tra 50.000 e 100.000 abitanti e il 16% sono i Comuni con meno di 50.000 abitanti.

"Considerando i piani d'azione delle città convalidati fino a marzo (1.100) dal Patto dei sindaci - spiega Alessandro Cerutti del Jrc - per il 2020 si stima un taglio a livello internazionale di circa 100 milioni di tonnellate di CO2, ma facendo una proiezione delle ricadute dell'intero progetto, si parla di una riduzione nel 2020 di circa 420 milioni di tonnellate di CO2, con un risparmio energetico medio pro capite di 1,17 MW/h". Per l'Italia, al top delle adesioni, la ricaduta delle iniziative del Patto dei sindaci ha un peso in termini di riduzione di CO2 a livello nazionale: secondo i calcoli del Jrc, le emissioni conteggiate nei piani d'azione proposti dai sindaci, sommate alle proiezioni sulla base dei firmatari che non hanno ancora sottoposto il piano, secondo Cerutti "vanno a coprire quasi il totale delle quote di emissioni nazionali nei settori interessati", come edifici, trasporti urbani e produzione di energia locale.

Ciascun Comune aderente al Patto ha impegnato tutta la comunità cittadina verso un processo di cambiamento non solo in termini eco-sostenibili e quindi tutti i futuri piani d'azione che da qui al 2020 si andranno ad adottare, ma soprattutto in termini educativi, ludici e/o formativi e per fronteggiare questa mission europea, le Amministrazioni possono rivolgersi a tutte quelle associazioni, comitati e gruppi cittadini che fanno della sostenibilità ambientale il motivo della loro stessa esistenza.

Le risorse umane, in termini pratici, ci sono e spesso hanno costo zero, poiché si tratta quasi sempre di volontari, ma soprattutto ci vuole tanta fiducia verso chi ha sempre lottato contro ogni forma di inquinamento e ci vuole fiducia nelle istituzioni che devono garantire un serio impegno verso la sostenibilità, contribuendo alla creazione di nuove figure professionali ad esempio, o alla produzione di energia locale o ancora, più semplicemente, verso forme di incontro tra Comuni e cittadini per discutere e approfondire apertamente sulla "questione ambientale". 

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