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Addio parco

Scritto nostalgico e lacrimoso

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Innanzitutto mi scuso con voi cari lettori, causa lavoro e affari loschi non ho avuto modo di stare dietro al blog. Ho comunque pronti parecchi pezzi e questo è uno di questi. Nel pensare questo pezzo volevo addirittura parafrasare il manzoniano “Addio monti” dei Promessi Sposi, ma temendo una citazione in tribunale per vilipendio culturale ho preferito un insieme di considerazioni volte a creare uno stato nostalgico della situazione. se alla fine riuscirò a farvi piangere, me ne vanterò per giorni.


Miei affezionati carissimi vi voglio parlare di un angolo di Bovisio Masciago che è stato rivoltato e trasformato. Ovvio, non parlo di qualcosa di vivo, ma parlo di quell’area tanto speciale da sembrare un ambiente autonomo. Vi parlo di quel parco...
Quel parco che era sede delle partite internazionali di calcio, le quali si tenevano quasi tutte le domeniche risparmiate dalle intemperie di madre natura. Quel parco che viveva della musica di chi nei pomeriggi estivi ci andava a suonare la chitarra solo per il puro gusto di farlo, un parco che sognava grazie ai ragazzi che si appartavano lì per qualche momento intimo di coppia.


Quel parco era un simbolo per tutti noi, il nostro giardino segreto, la via di fuga dal mondo, una delle poche cose speciali di questo paese. Bello non perché fatto bene come “Eataly”, dove tutto è costruito perfettamente per essere bello. Un luogo stupendo perché il tempo lo aveva reso tale. Il tempo è il miglior arch-ingegnere esistente e a Bovisio, in via Superga, ci aveva regalato un angolo di libertà.


Ho scoperto della realizzazione del “Bosco in città” in via Superga per caso, senza realizzare che avrebbero stravolto l’intera area, aggiungendo alberi agli alberi e cancellando il grande prato con le porte da calcio. Via Superga, da piccolo, era per me il “vecchio oratorio” dove mio papà mi accompagnava a mangiare le ciliegie di un albero che cresceva verso il muro di cinta sul fondo, vicino le case. Ho riscoperto questo parco quando da adolescente, nelle ferie scolastiche, vagavo con la bicicletta in paese. Un luogo isolato dove ognuno poteva farsi i fatti suoi, limonare chi voleva e si era tutti amici. Poi sfortunatamente, crescendo, non ho più avuto modo di essere l’Ermete Trismegisto dell’anima di questo luogo.
Luogo al quale ora diremo addio.
Addio alla pista di atletica, che ormai era solo una colata di asfalto con poche buche;
addio all’area per cani, magramente consolati da quella nuova realizzata più in fondo e più grande;
addio al campo da calcio e al torneo della domenica che vedeva impegnate rappresentanze da tutto il nord africa;
addio al prato dove lucertole umane cambiavano il colore della loro carnagione;
Addio alle coppiette che si accoppiano, ai guardoni che guardano e ai bambini che imparano.
Ora dovremo divertirci in un prato più piccolo, con un bosco più vario di piante e più fitto. Potremo mettere su Instagram le foto fatte alle farfalle nel nuovo giardino recintato e protetto a loro dedicato.


Onestamente non so dirvi se la nuova idea e il nuovo spazio siano una cosa buona e bella, non lo so. Io so che comunque rimarrò legato all’idea del parco che c’era prima, che quello nuovo farò fatica a sentirlo mio.


Quello che spero è che tutte queste novità non stravolgano l’anima del parco, che ben presto altri giovani ,coatti come me ai tempi o meno, sentano proprio questo spazio verde non recintato e non videosorvegliato.
Spero che questo cambiamento sia una evoluzione e non sia una trasformazione in qualcosa di arido senz’anima, perché via Superga non è solo una via, ma un angolo selvaggio del paese.

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