Enzo Lucchese, nato a Varedo, vive a Bovisio Masciago da 35 anni, e dopo aver passato la vita a lavorare in un settore completamente differente, ha scoperto di possedere un dono non indifferente: l’abilità di modellare il legno. E’ accaduto nove anni fa, per caso, quando si è trovato con un pezzo di legno tra le mani e senza sapere perché si è detto “proviamo”, così ha iniziato a dargli una forma e da quel momento non ha più smesso, letteralmente. Durante i primi mesi, dopo aver realizzato di saper scolpire, ha lavorato di continuo, con la sensazione di non avere abbastanza tempo per realizzare tutto ciò che aveva in mente, tanto da farsi persino male alle braccia e alle mani.
Enzo lavora prevalentemente il legno, e di un blocco vuole sfruttare tutto lo spazio a disposizione, ogni centimetro, molte infatti sono opere bifrontali. Nello scolpire sfrutta e segue tutte le venature e le sfumature che diventano parte integrante ed essenziale del disegno dell’opera.
Quando parla dei suoi lavori tiene a sottolineare che “Con la scultura non è facile trasmettere un messaggio, qualcosa di importante che si vuole dire, l’unico modo è creare qualcosa che colpisca che crei uno shock, che sconvolga per smuovere – e aggiunge – non mi piace dare un nome o un titolo ai miei pezzi, a volte sono delle brevi spiegazioni, a volte sono solo nomi che mi piacciono e a cui do un significato solo dopo (Semele), oppure sono nomi che mi hanno colpito (Anita), o nomi che uso per provocare (l’Aliena)”.
La prima opera che incontriamo, fuori dalla stanza, è un rilievo con diversi livelli di profondità e rappresenta una forte critica alla società e al dolore, ai mali provocati dall’uomo dal momento in cui ha messo i piedi sulla terra. La sua ispirazione nasce da una scritta “Non c’è futuro senza memoria”, letta su una lastra di marmo dedicata a Papa Giovanni, posta vicino a una scuola a Cesano Maderno. In alto, accanto all’immagine del papa, una rappresentazione dell’edificio di Auschwitz con i binari di fronte, a formare una croce con un Cristo crocifisso. Più sotto altre cattiverie umane, assassinii, genocidi.
Proseguendo all’interno della stanza, troviamo figure di donne, molte donne, ma anche uomini e alcune di queste figure sono senza volto, simbolo di un’umanità che si perde e che si disumanizza. La linea è quella di una forte critica alla voglia di apparire, alla società che troppo spesso considera soltanto l'aspetto esteriore di sé, senza guardare in profondità. Come “Amazzone”, una bellissima donna che si sfigura un seno a causa del dolore per il fatto di essere considerata solo un bell’oggetto. E’ molto forte anche l’interesse che lo scultore pone verso il malessere e il bisogno di ascolto degli adolescenti che non devono mai essere trascurati.
Le sue realizzazioni sono anche esercizi di stile, figure sinuose e vagamente aliene, opere realizzate “perché mi piaceva”, figure in movimento che rappresentano la danza e l’energia dei corpi, la libertà, le vibrazioni, senza dimenticare le provocazioni, come “Altezza” che rappresenta l’emancipazione femminile esemplata come una figura femminile con piedi enormi e sproporzionati, che indossano tacchi altissimi, fuori misura e una testa felina; una donna che punta in alto, altera e indipendente come un gatto. Immancabili anche le opere dedicate agli artisti che ammira: una piazza con l'aggiunta di un contributo personale per De Chirico, della grosse labbra per De Andrè, Bocca di rosa. Presenti persino una Monna Lisa e un ritratto di Leonardo, lavori rifiniti con pregio, dove ogni cosa mancante ha un significato ben preciso e dove persino le venature del legno sembrano adattarsi alla mano dell’artista, seguire le curve dei volti e ombreggiare ad arte un volto. Un vero e proprio “Albero della vita e della morte”, dove una coppia che si ama è sovrastata da figure sottoposte ad esperimenti e a modificazioni genetiche.
Molto profonda la riflessione dell’artista nella realizzazione di “Maternità con dolo” o di una vittima di femminicidio o delle donne che si privano della femminilità a favore della carriera ma anche della doppia anima dell’essere umano, della parte femminile e sensibile nascosta in ogni uomo, o della compresenza di innocenza e aggressività che possono convivere e che si riflettono con noi nello specchio.
Enzo Lucchese, ci ha dedicato il suo tempo con generosità, è una persona riservata ma molto disponibile e gioviale, e quando parla delle sue opere trapela entusiasmo nella voce e negli occhi cercando sempre di capire, osservando le persone, quale messaggio riesce a a trasmettere.