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La giovane scrittrice Valentina Tagliabue: "Il mio nutrimento è nelle parole"

Da "Cronache di un mondo a parte", attraverso le poesie "Di Fuoco e di Nebbia", fino all'inedito Grammaphagus. Ancora riconoscimenti e soddisfazioni per la nostra scrittrice

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Per la sesta edizione del concorso di poesia organizzato dal Centro Polifunzionale «La Campanella» sono pervenute numerosissime poesie, da tutta Italia e dall’estero, tra queste anche “Innocenza”, un opera commovente e intensa che lascia a bocca aperta e occhi umidi. La poesia, opera di Valentina Tagliabue, ha vinto il terzo premio e bovisiomasciagonews.net ha voluto incontrarla per parlare nuovamente con lei e lasciarci ancora incantare dal suo lavoro e dalla passione con cui lo vive e con cui si lascia vivere.

Appena ci incontriamo mi confessa immediatamente il suo rammarico per non aver potuto prendere parte alla premiazione tenutasi al cine teatro Campanella il 20 di ottobre. “Mi avrebbe fatto davvero tanto piacere, non avrei voluto mancare ma proprio non ho potuto essere presente perché diverso tempo prima del concorso avevo preso un impegno per una presentazione, impossibile da spostare.”

Parlami di questa presentazione.
“Il titolo dell’evento è stato Immagino dunque scrivo e si è tenuta nella biblioteca Il Quadrato di Baranzate. E' stato un pomeriggio letterario per ragazzi e adulti, durante il quale ho presentato i miei due libri editi e ho potuto offrire un’anteprima del terzo romanzo inedito che verrà pubblicato nella Primavera del 2014”.

- Leggo nel programma che ci sono stati video, musica dal vivo, racconti, omaggi ma anche un percorso che sul filo dell’immaginazione ha fatto viaggiare il pubblico attraverso le avventure del Gulliver di Jonathan Swift fino alla poesia contemporanea - 

È stato un incontro ricco di proposte?

“Sì! Ho avuto la possibilità di spaziare moltissimo. Diciamo che il filo conduttore è stata l’Immaginazione, in tutte le sue forme: per i ragazzi sotto forma di fantasy e “romanzo di crescita”, per gli adulti la scrittura simbolica e poetica. Perché per viaggiare con la fantasia in mondi diversi, per sperimentare emozioni, guarire noi stessi e fuggire dalla grigia quotidianità non ci sono solo la tv e internet. Un libro permette di fare tutto ciò in modo ancora più accattivante e profondo, è un compagno poco ingombrante ed economico a cui spetta senza dubbio un po’ di spazio nelle nostre giornate così fitte di impegni e fin troppo sature di “realtà”. Ho voluto parlare della differenza tra immaginazione e fantasia. “Immaginare” viene dal latino “immago-aginis/immaginatio-onis”, ossia crearsi un’immagine mentale di qualcosa che noi non percepiamo realmente. La fantasia invece produce, accede al grande magazzino di simboli, emozioni e sensazioni che ci portiamo dentro e li combina per mettere insieme degli scenari che non possiamo trovare nella realtà al di fuori di noi.
L’immaginazione è come uno sceneggiatore e un regista. E’ quella che dà un’anima a tutte le figure e i paesaggi della fantasia, li fa agire e muovere, li mette in ordine e crea una vera e propria storia fatta di azioni e conseguenze. E’ capace di produrre dialoghi, copioni e persino soluzioni ai problemi, anche logici e matematici. Infatti, l’Immaginazione non è solo legata alla fantasia; è anche l’arte del “saper vedere prima”.
Sin da quando ero piccola, ho sempre usato la i maiuscola per “Immaginazione”, la consideravo una cosa a sé, una sorta di sesto senso. In realtà, ho scoperto che è così:
immaginazione+fantasia+visualizzazione (= sperimentare, con tutti e cinque i sensi, le cose e situazioni che immaginiamo, come se fossero reali) è la combinazione da cui nascono libri e racconti. Naturalmente, a questi strumenti bisogna aggiungere emozione, un pizzico di intuizione, pazienza, fiducia, passione, tempo e disponibilità a passare qualche notte in bianco.
E il talento? Personalmente, ritengo che non ci sia una distinzione fra “persone di talento” e “non di talento”, credo che ci siano persone che hanno sviluppato di più l’attitudine alla scrittura perché si sentono a loro agio, perché è il loro linguaggio più autentico. Altri parlano coi disegni, con la musica, recitando o cucendo costumi medievali. Credo che siano ben poche le persone che non possiedono alcuna capacità di creare o fare qualcosa per esprimere se stesse.
Poi ho parlato di Cronache
– il primo romanzo edito, scritto all’età di 14 anni e pubblicato a 17, ndr – di come è nato, della trama e ho parlato molto anche di Swift e dei viaggi di Gulliver, il mio principale ispiratore, anzi credo di averlo elogiato talmente tanto che secondo me alla fine le persone hanno deciso di leggere lui anzi che me!”

Valentina è spontanea in tutto ciò che fa e in come lo fa. E' di una spontaneità in grado di disarmare almeno quanto lo è la sua capacità di coinvolgerti quando parla della scrittura, o come lei ama chiamarla, del suo nutrimento.

Ho parlato anche della poesia - continua Valentina Tagliabue -, di cosa significa e di come usarla per il nostro benessere e per farlo ho trattato Pascoli e il mio ispiratore più grande Edgar Allan Poe e ho parlato anche delle mie poesie, quelle raccolte in Di fuoco e di nebbia, un volume pubblicato quest’anno e che presto andrà in ristampa.”
Sorride, è innegabilmente emozionata all’idea che sui prossimi volumi del suo libro si potrà leggere “Ristampato il…”, dopotutto ha ammesso, la poesia è la sua più grande passione e vorrebbe presto pubblicare una nuovo volume.

Prima hai parlato di un nuovo romanzo inedito, ti andrebbe di parlarne un po’ anche a noi?

“Si intitola GRAMMAPHAGUS, è un fantasy psicologico/simbolico per adulti sul tema della vita dopo la morte e sul potere della parola scritta. Una storia di fantasmi, dove si affrontano temi abbastanza vasti tra cui anche l’idea che inseguire la fama non solo sia inutile ma potrebbe persino rivelarsi dannoso.
In questo romanzo la protagonista è una creatura che si nutre di parole stampate, dell’inchiostro, dell’energia dentro le parole che attraverso gli scrittori si è trasferita sulla carta e vive. Le parole sono un nutrimento, un mezzo per vivere.
Rispetto al mio precedente romanzo, che è stato molto di più un lavoro su di me e con la cui protagonista, Jennet, mi identifico completamente (infatti è un’esperienza di cui faccio ancora fatica a parlare), questo è un libro più maturo sia dal punto di vista formale della scrittura vera e propria sia da quello della ricerca.”

Non stupisce che "Cronache" fosse acerbo visto che l’hai scritto ad appena 14 anni, non deve essere stato semplice, è una cosa che colpisce.

“In realtà per quanto riguarda Cronache di un mondo a parte, il libro era già tutto nella mia testa, ho vissuto quello che poi studiando psicologia ho scoperto essere una visualizzazione, un’esperienza completamente diversa”.

Mi racconti la trama di Grammaphagus?

“La protagonista si chiama Vivian, una ragazza che ha terminato gli studi di psicologia, vive e lavora a Ginevra, ma durante la storia viaggia per cinque continenti. Vivian scrive un libro nel tempo libero che riesce a ricavare dopo il lavoro, durante la notte soprattutto. Appena scritto, grazie alla promozione intensa, martellante e implacabile della casa editrice per cui lavora una sua amica, Vivian diventa subito famosissima e il libro scritto da lei intitolato “Cuori di testa”, un libretto sulle relazioni e le influenze del cuore sul cervello, incomincia a vendere tantissimo e spopola anche all’estero. A questo punto la protagonista muore. Ma non finisce così, lei si risveglia in ospedale come fantasma, un fantasma senza alcun potere, non può spostare nulla, non può attraversare i muri, può solo spostare la carta. Ha molta fame e scopre che per vivere deve mangiare le parole sulle pagine dei libri, tutte le parole possono farla "sopravvivere", ma quelle scritte da lei sono le più importanti, direi essenziali. Inizia così quella che si trasformerà in una vera e propria missione: rintracciare e divorare tutte le copie del suo libro, per portare a compimento la propria esistenza, con l’aiuto di una guida che le spiegherà alcune “regole” e le insegnerà anche molto altro. Fino al momento in cui alla fine si scoprirà che non tutto è come sembra, che la situazione potrebbe essere molto diversa. Un ribaltamento dei contenuti ma anche dei personaggi, della protagonista come anche del suo antagonista che questa volta non è cattivo, non fa del male per una innata indole malvagia ma ferisce a causa della disattenzione e dell’egoismo. Un male inconsapevole ma comunque tremendo.”

Vorrei sapere di più, la storia è avvincente ma so che dovrò aspettare fino alla prossima primavera giusto?

“Eh sì! Ho paura di sì!”

È stato difficile creare un personaggio che non ti rispecchia completamente?

“In realtà credo che le risposte siano due, una è che quando si crea un personaggio, anche se non ti rispecchia, un po’ imbrogli, c’è comunque se non in lui in un altro, qualcosa di te. L’altra è che in fondo ogni tipo di sentimento ci appartiene, anche quello che ci sembra più lontano e impensabile potrebbe essere nostro in una determinata situazione. E poi volevo aggiungere che anche in questo libro sarà presente un macchinario impossibile, come quello che nelle cronache permetteva di comunicare tra le realtà, ovviamente diverso in questo caso.”

Ti appassionano le invenzioni?

“Direi di sì. La creatività e l’immaginazione mi appassionano ma anche le verosimiglianze, non esiste nulla che non potrebbe essere giustificato.”

Come è nata l’idea di Grammaphagus?

“Una mattina mentre camminavo verso la stazione di Bovisio per prendere il treno e raggiungere l’università, ricordo che stavo pensando che era appena uscito l’ultimo libro della Rowling e mi sono trovata a riflettere su quanto avesse scritto e su quanti suoi libri ci fossero in giro, così ho avuto l’illuminazione: e se tutto ciò ti si ritorcesse contro? Se la fama che tutti bramiamo fosse in realtà molto dannosa? O pericolosa?
Ho pensato poi all’energia che vive e che si trasmette dallo scrittore alla pagina attraverso le parole, al potere della parola scritta. Ho pensato alla qualità del libro e a cosa sarebbe potuto succedere se per rimediare a un nostro peccato di vanità dovessimo fare in modo di cancellare tutte le cose che abbiamo scritto. Così è nato, per celebrare il potere della parola e della sua energia attrattiva. All’inizio il canovaccio era diverso, si è poi evoluto tantissimo durante il lavoro e a seguito delle ricerche che mi hanno tenuta sveglia tantissime notti.”

La ringrazio. È sempre un piacere parlare con Valentina, è rigenerante, un’esperienza che andrebbe ripetuta spesso. Possiede una spontaneità innata e una passione pura per ciò che fa, in lei risiede una complessità d’animo che le dona al contempo miliardi di sfaccettature e una semplicità disarmante. Il potere delle sue parole diffonde energia così come le sue poesie a volte forti, a volte delicate, combattive, dense o battito d’ali di una farfalla, colpiscono nel profondo. Proprio nel punto prescelto, quello che che fa brillare gli occhi di un velo di commozione.

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