Nella giornata di domenica 6 ottobre, lâAssociazione Nazionale dei Partigiani dâItalia si è riunita assieme ad una cinquantina di cittadini in piazza Biraghi, per commemorare e rendere omaggio alle vittime della strage di Lampedusa, vittime non soltanto del Mediterraneo, che negli ultimi anni ha registrato migliaia di annegati, ma soprattutto vittime dellâindifferenza collettiva di un Paese, una volta conosciuto per il suo grande senso umanitario tramandato e salvaguardato dalla stessa carta costituzionale e che negli ultimi anni si è lasciato corrompere da false promesse risolutive a problemi che difficilmente possono essere risolti da una legge ârestrittivaâ.
Restiamo umani. Restare umani vuol dire privilegiare la vita a prescindere, sempre. Non esistono sconti o âpagamenti ratealizzatiâ in base alle necessità o in funzione di un determinato contesto geopolitico.
Restiamo umani.
Questo il messaggio dellâANPI di Bovisio Masciago a tutta la cittadinanza, in un momento di grave incapacità politica e sociale nel fronteggiare tragedie come quella di Lampedusa.
E come se non bastasse, a pochi giorni dalla morte di oltre 300 persone, il bilancio dei corpi rinvenuti in mare continua ad aumentare a causa di un altro barcone rovesciatosi nei pressi di Malta.
Domenica scorsa, i partecipanti alla commemorazione si sono presentati con un fiore e per lâoccasione sono state lette le testimonianze dei soccorritori a Lampedusa e una lettera di don Ciotti pubblicata il 4 ottobre da Libera, lâassociazione da lui fondata a sostegno della lotta alla mafia in Italia e nel mondo, che pubblichiamo qui di seguito.
âCiao,
oggi è il giorno della corresponsabilità . Una corresponsabilità che è innanzitutto serio ascolto delle coscienza, riconoscimento delle nostre omissioni e delle nostre stanche parole. Corresponsabilità che è impegno quotidiano, personale messa in gioco: non indignazione saltuaria, non dolore a tragedia avvenuta.
Le morti di Lampedusa non possono essere considerate una fatalità , come non possono essere quelle delle oltre 19000 persone che, dal 1988 ad oggi, dopo aver patito fame, guerre e violenza, hanno cercato di raggiungere unâEuropa sognata come terra promessa e scoperta come fortezza, spazio chiuso e ostile.
Cosa chiedevano in fondo quelle persone? Di essere viste. E di vedere nello sguardo dellâaltro il riflesso della propria dignità .
A ucciderle sono state allora leggi costruite per renderci ciechi e insensibili â i tre pescherecci che non si sono fermati per paura di essere accusati di favoreggiamento allâimmigrazione clandestina, ndr â Leggi che parlano di âflussiâ invece che di persone, che alimentano paure invece di costruire speranze. Leggi che hanno favorito indirettamente i traffici, le forme di sfruttamento e di violenza. Leggi, infine, a cui non basta più rimediare con la solidarietà , col cuore generoso di chi accoglie nella quotidianità o si prodiga nei soccorsi quando avvengono tragedie come quella di Lampedusa.
Oggi, come altre volte, apriamo gli aocchia quanto è ormai troppo tardi, ci accorgiamo che queste persone esistono solo quando vengono deposte, avvolte in teli di plastica, sulle spiagge di un mare un tempo si chiamava âmare nostrumâ, il mare nostro.
Ecco allora che corresponsabilità significa allargare quel ânostroâ affinché diventi davvero di tutti. Fare in modo che in ogni ambito della vita, a partire da quello cruciale della politica, ci sâimpegni per assicurare a ogni essere umano la dignità e la libertà che gli spetta in quanto essere umano.
Quel naufragio è figlio del naufragio delle coscienza, e solo una coscienza risvegliata, corresponsabile, restituirà a quelle persone la dignità che gli è stata tragicamente negata.
Roma, 04/10/2012
don Luigi Ciotti"