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La prostituta salvata è ancora sulla strada

Non ha cambiato vita la giovane donna che aveva fatto arrestare il suo aguzzino.

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L’azione congiunta della Polizia Locale e dei Carabinieri che nella notte tra venerdì 9 e sabato 10 agosto aveva portato all’arresto di un violento sfruttatore, era parsa essere la fine di un incubo per la giovane donna maltrattata e da lui costretta alla prostituzione. Ne avevamo parlato in un articolo precedente. A distanza di pochi giorni però, la ragazza in questione, S.M. trentenne di origine rumena, è tornata ancora sulla strada, affacciata proprio alla medesima rotonda.

Non sono passate nemmeno due settimane e la donna che, con un atto di coraggio aveva permesso alle forze dell’ordine di arrestare il suo aguzzino, è stata nuovamente avvistata dagli agenti durante un controllo. Si era confidata in lacrime con la Polizia Locale, aveva raccontato di terribili vilonze, di sigarette spente sulle gambe, di botte e di tutto ciò che era costretta a subire dall’uomo che tutte le sere la trascinava sul ciglio di una rotonda di provincia.

In occasione di quel controllo, la donna, sprovvista di documenti di identità aveva confessato disperata che era stata indotta alla prostituzione con la coercizione e a seguito di maltrattamenti fisici e psicologici, da un uomo che, oltre ad averle sequestrato i documenti, la teneva costantemente sotto controllo. Le accuse avevano immediatamente portato all’arresto di S.M.A. un ragazzo di appena vent’anni, anch’egli di origini rumene, con l’accusa di induzione alla prostituzione e riduzione in schiavitù.

Eppure la giovane è ancora sulla strada. Fermata nuovamente dalla polizia locale per un controllo di routine, non è ancora chiaro se la ragazza abbia in precedenza mentito per opportunismo, se un nuovo sfruttatore abbia preso il controllo della sua vita o se abbia deciso di sua spontanea volontà di continuare su questa strada per necessità di sopravvivenza.

Le uniche certezze del caso sono che l’uomo arrestato, S.M.A., è tuttora in carcere e che la sera del 28 agosto gli agenti hanno definitivamente messo i sigilli all’abitazione in cui i due risiedevano a seguito della mancanza degli allacciamenti essenziali di luce e acqua e di conseguenza anche dei servizi igienici.

È probabile, a questo punto, che l’impossibilità di avere accesso ad un luogo in città in cui dormire possa spingere la donna a cercare di proseguire la propria attività (oppure, perché no, cercarne una magari differente), in altra località, magari facendo ritorno a Milano. Tutto sta alla libera scelta di S.M., perché la legge in questo caso non può fare nulla: vendere il proprio corpo in Italia non è un reato.

Nello specifico esistono tre modelli di disciplina legale rispetto al fenomeno della prostituzione: il modello proibizionista, il modello abolizionista e il modello regolamentarista. Nel primo caso la prostituzione è considerata un’attività illegale, vietata dalla legge, perseguita penalmente e in cui il reato comprende sia la vendita sia l’acquisto di prestazioni sessuali, con annesse tutte le attività intermedie come induzione, sfruttamento e favoreggiamento. Nel modello regolamentarista questa attività è considerata come ogni altra attività commerciale, lecita e liberamente esercitabile e addirittura se ne regolano le forme di esercizio, affinché non si verifichino casi di sfruttamento o costrizione e sopra ogni cosa per tutelare la dignità di chi esercita la prostituzione.
Per quanto concerne l’Italia è stato adottato il modello abolizionista, che un po’ una via di mezzo, una regolamentazione che considera l’attività come non lecita e che non può essere considerata alla stregua di una attività commerciale, ma che allo stesso tempo non può nemmeno essere punita penalmente. Vendere il proprio corpo non è un reato (a meno che si tratti di adescamento) e non è un reato nemmeno acquistare prestazioni sessuali, ma sono punite le attività correlate alla suddetta pratica, quali lo sfruttamento, il favoreggiamento, il reclutamento e l’induzione. Un modello che idealmente tenderebbe a estirpare il fenomeno, senza di fatto farlo mai.

A riguardo, nel nostro paese vige la legge Merlin 20 febbraio 1958 n. 75 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 4 marzo 1958) della Repubblica Italiana, chiamata in questo modo in quanto la prima firmataria fu la senatrice socialista Lina Merlin. Con questa legge venne stabilita la chiusura delle case di tolleranza, l'abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e l'introduzione di una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione altrui anche con il consenso della persona.

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