Attività commerciali: bene il settore delle vendite on line e la somministrazione alimenti e bevande.

Saracinesca abbassata per 15 attività, più 10 cambi di gestione contro 24 nuove aperture. Ma il bilancio 2013 non è tutto positivo.

Redazione Bovisio Masciago News
19/02/2014
Attualità
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In un confronto tra le aperture e le chiusure delle attività commerciali, il 2013 ha visto la vittoria delle prime: ventiquattro contro quindici le saracinesche abbassate, senza però tralasciare nel computo anche i passaggi di gestione, in totale sette. Un totale che a prima vista potrebbe sembrare positivo, ma che in realtà nasconde in sé un’avvisaglia di quanto ancora sia lontana da raggiungere la luce alla fine del tunnel della crisi.
Nel dettaglio, per quanto riguarda i negozi di vicinato è stato possibile contare 10 nuove aperture in totale, tra cui 9 attività non alimentari e una alimentare, contro la chiusura di 5 attività non alimentari, 2 alimentari e 2 miste, per un totale di 9 saracinesche definitivamente abbassate. I negozi di piccole dimensioni inoltre contato 7 passaggi di gestione, vale a dire 3 attività non alimentari, 2 alimentari e 2 miste che hanno subìto un cambio di proprietà.
Di minore rilievo il conteggio sulle medie strutture, che hanno visto una sola nuova apertura in campo non alimentare contro due chiusure non alimentari; nessuna novità invece per quanto riguarda le grandi strutture.
Nella somministrazione di alimenti e bevande è stata rilevata un’impennata: 5 nuove aperture e una sola chiusura e altre tre con un cambio di proprietà. Il doppio le nuove attività nel settore delle vendite on line rispetto alle chiusure, 8 contro 4.

Non completamente rassicurante una dichiarazione del vicepresidente vicario di Confcommercio Tullio di Pasquale, che apprendiamo dal Giornale di Desio: “Siamo contenti del saldo positivo, ma con i numeri bisogna stare attenti. In tempi di crisi come questi sono molti che tentano di aprire negozi senza avere la dovuta professionalità. La cosa non può che impensierirci, perché spesso si rischia di investire a fondo perso grosse cifre, mentre noi speriamo sempre che chi si avventura nel mondo del commercio lo faccia con prudenza e consapevolezza”.

I dati in definitiva possono essere considerati solo apparentemente positivi, considerando che molte persone si vedono costrette ad investire i propri risparmi in nuove attività, vista la grande carenza di impieghi. Senza mai perdere di vista nemmeno il fatto che molte imprese commerciali purtroppo, a causa della scarsa esperienza o professionalità (cui ha accennato anche Tullio di Pasquale nel suo commento), si trovano a dover cessare l’attività dopo poco più di un anno.

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